Per una urgenza comunicativa verso li pubblico, ma poi come segno di rispetto verso la tradizione, verso le nostre radici.
Confesso di non essere uno studioso esperto di tecniche incisorie, pero sono convinto che le tue lastre all’acquaforte, acquatinta, punta secca, talvolta a tecnica mista, rispondono a quell’interazione fra padronanza del mezzo e sentimento lirico che si esplicita in maniera del tutto evidente. Riesci ad ottenere espansioni tonali, arditi contrappunti tra figura ed ambiente urbano, spazialità con minimali dettagli prospettici ed in particolare – se e lecito parlare in questi termini – risonante spirituali al limite della sacralità.
Ero curioso, dopo duella mostra, di vedere anche i tuoi saggi pittorici, che so dovrai esporre al Museo di Picciano in una mostra dal titolo “Gente d’Abruzzo”: questa mia curiosità e stata soddisfatta quando la settimana scorsa mi hai invitato a visitare il tuo studio di Pescara. Ho trovato un mondo parallelo, ma distante da quello incisorio: l’elaborazione della storia codificata con razionale terminologia nei fogli calcografici, cede il passo nei recepiti dipinti sulle tradizioni agricole della nostra regione, ad una visione umorale di figure e paesaggi, con una singolare impaginazione duale di fogli che recano, volutamente, la diacronia del piano tonale e di quello segnico. Ti confesso che il segno marcato, da te posto per organizzare la scena sottostante, mi ha sconvolto, forse perchè abituato alla registrazione o di una presenza lirica del reale o di forme espressionistiche, di tipo anche materico-informale. Invece in questi tuoi lavori le due facce, come dire, si sovrappongono. Penso proprio siano opere che vadano lette più volte. Comunque, al di la di questo mio spossamento dovuto forse ad una diversa definizione linguistica rispetto alla produzione incisoria, ritengo un merito non marginale, quello di valorizzare la potenzialità della nostra tradizione in chiave pittorica, operando quella democratizzazione della cultura, che vede oggi scarsi interventi.
I valori che ti proponi di diffondere sono quelli che possono ancora dare respiro alla nostra epoca; i tuoi personaggi territorialmente lontani dalla civiltà contemporanea, hanno tanto da insegnarci, forse più di quanto possano i profeti maledetti che ci circondano.
Mi sembra, e poi chiudo per non annoiarti, che tu sia riuscito a renderli pittoricamente silenziosi, ma canoni di valori: addirittura leggo nelle loro fatiche quella religiosità, dalla quale mai i nostri contadini vollero e tuttora vogliono prescindere. Un caro ed affettuoso saluto, con tanti auguri per la mostra di Picciano.
Tuo Leo Strozzieri
(Dal Catalogo Mostra “Gente d’Abruzzo”, Museo Tradizioni e Arti Contadine, Picciano 1998)